La prossima vita voglio avere gli occhi verdi e i capelli ricci.
Anche le spalle larghe, lo spirito adatto e la leggerezza di una domenica senza pretese.
Magari la prossima vita farò davvero la benzinaia o addirittura l’esploratrice o persino la pittrice.
Non sarei più un po’ polvere e un po’ cemento armato, ma solo un giornale con molte pagine e poche di cronaca.
Nella prossima vita voglio rinascere Cioè.
La cosa più importante sarebbe nascere su un’isola, il resto si vedrà.
Che in questo mondo squilibrato ci si finisce senza neppure essere stati interpellati e si nasce la mattina e si muore la sera, anche se sembra tutto uguale a ieri.
È per rinascere che siamo nati, ogni giorno -scrive Pablo Neruda.
Così spesso ci si rifà daccapo, ci si demolisce e ci si ricostruisce, pezzetto dopo pezzetto, perché la rinascita profuma di coraggio e di possibilità, di preludio fausto e di premessa felice.
Ci vuole tempo a ricostruire ciò che si rompe in un attimo. Basta un niente, un’impressione sbagliata, un silenzio in più, una parola in meno e crolla tutto all’improvviso, inaspettatamente, senza preamboli, d’emblée, di botto, ex abrupto.
E’ un gioco pericoloso e bello quello che la coscienza gioca con se stessa fino ad ingannarsi. Ma poi si torna a sé, come fa l’araba fenice quando diventa felice e si va avanti sottraendo ed escludendo.
E per farlo si cerca la magia, anche se non la si trova facilmente.
Quella si nasconde nei posti. Alcuni sono vicini, come la spiaggia di Fetovaia o San Galgano o la Val d’Orcia, altri lontani come quei posti del nord, fatti di pietre e mare scuro che batte sugli scogli e fa la schiuma bianca come la birra o come certi posti del sud dove il caldo sfuma i colori e l’erba è così fresca che ti viene voglia di levarti le scarpe e sentirla viva che ti cresce sotto e senti il sale dei due mari che si incontrano nell’aria che respiri e pensi a Hemingway, a Melville, a Verga e a tutte le pagine di mare e terra e scogli duri e vite lontane e quando sei lì davanti senti che le due magie si mischiano, quella delle pagine e quella dei posti e coincidono e si sommano dentro di te e lì, proprio lì, in quel preciso momento, respirando aria che sa di sabbia e di sale e calpestando l’erba verde che nasce sotto i piedi, ti demolisci e ti ricostruisci, pezzetto dopo pezzetto.
Scegliendo la trama, aggiustando il finale.
Nella prossima vita voglio essere un gatto che si acciambella su una sedia a dondolo e guarda i treni passare e sorride quando fanno ciuf ciuf.
E se invece, per una volta, rinascessi fungo velenoso?