Ecco, non so come spiegarlo, ma ci sono giorni che sembrano fatti apposta per pensare al passato.
E i pensieri vengono in fila come i vagoni dei trenini di plastica nera e rossa, quelli con il passaggio a livello e la carrozza passeggeri che ciuffa e cose così.
Tutta roba legata da un filo che non capisco, ma che forse sono io.
Io che come un rigattiere accumulo ciò che serve a non dimenticare quello che vale la pena non dimenticare perché chi sono stata e chi sono decidono chi sarò.
Conservo parole, fogli, biglietti e piccoli segni di passaggi di vita che voglio tenermi stretti e che ogni tanto annuso per rintracciare un passato che non è ancora remoto.
Mi piacciono le cose antiche, il bianco e nero, la crinolina, la musica del trecento, i mobili di cento anni fa.
Cose che per acquistare valore hanno bisogno di tempo e polvere e ammaccature e ancora tempo.
Dormo nella camera da letto che fu di mia nonna perché dentro l’armadio c’è l’odore dei suoi vestiti e c’é lei capace di starmi accanto, di essermi ancora utile, di suggerirmi ricordi.
Sparse per casa ho cose che sono lì da tanto e anche se sbeccate, lucide e consumate, il tempo le ha fatte diventare preziose.
Un vecchio braciere di rame che adesso è diventato una bellissima fioriera, un pesante ferro da stiro con piccoli intarsi sul fronte che mi ricorda il Flatiron di New York, una grande conchiglia che anche se distante da anni dal mare ne conserva sempre il rumore, un orologio da tavolo in argento che guardo ogni volta con riconoscenza vecchia e stupore nuovo.
Quando ce li ho tra le mani penso che questi oggetti hanno passato vite, storie e generazioni e adesso fanno parte di me e mi seguono silenziosi.
Mi ricordano di un tempo dove molte cose avevano un senso, semplicemente perché c’era gente che dava un senso alle cose.
Io invecchio e loro pure e alla fine ci somigliamo.
Vivere senza storia, senza radici, senza bellezza è inutile e pericoloso.
E forse è per questo che non mi piace la roba moderna, perché tutto è seriale, anonimo, omologato e i polli Aia e le librerie Ikea sono la stessa cosa e hanno lo stesso identico sapore.
Ma, in realtà, se non chiudo con il passato è solo perché non mi piace il ragù.