“Come hai detto di chiamarti?”
“Josè”.
“Ah! Maria Josè, come la regina”.
“No, solo Josè”.
“Ma non è un nome maschile?”
La domanda è sempre la stessa. Così, da una vita. E allora, dopo un po’, ci si fa il callo.
Pure a dare la stessa risposta, dopo un po’, ci si annoia. E allora si cambia, si colora di volta in volta. Aggiungendo un dettaglio, un particolare, una sfumatura.
Il mio repertorio, ormai, è fatto di tante verità e di qualche piccola bugia.
C’è la storia di una presunta passione di mia madre per la lirica e per Josè Carreras in particolare. Oppure c’è quella di una fantomatica devozione di mio padre per la Juventus e per l’idolo di allora, Josè Altafini. Ma il racconto che preferisco è quello del viaggio di nozze dei miei genitori in Andalusia e di quella volta che si ritrovarono in spiaggia a bere sangria e a ballare flamenco sulle note di Josè Feliciano.
Oggi è stata un’altra delle mie infinite volte. E la verità, quando è cosi banale, va esagerata perchè risulti credibile. La verità è che nulla ti rimane attaccato addosso per sempre quanto il nome.
Perchè il mio non è soltanto un nome. E’ espressione di ciò che sono, racconta di me, del mio carattere, del mio mondo.
Nomen omen. Un nome, un destino. E pare che anche io non sia riuscita a sfuggire al destino che è nel mio nome.
Josè deriva dall’ebraico Yoseph e significa “che Dio aggiunga” nel senso di “che Dio aggiunga un altro figlio”. Ed ecco perchè, dopo di me, ne sono arrivati altri due.
Ma Josè è anche “colui che passa”, “colui che ha una meta precisa”. Ed ecco perchè una decisione presa è, per me, una via tracciata definitivamente. Scavalco ostacoli, demolisco muri, affronto paure. Tenacemente, passo dopo passo, mi avvicino alla meta. Se cado mi rialzo, se fallisco ritento e, se mi perdo, prima o poi mi ritrovo.
Chiamarsi Josè vuol dire anche avere un’apparente calma esteriore e una prepotente impulsività interiore. Ecco perchè cambio umore spesso. Per il tempo, per le parole, per le persone.
Se fossi stata un maschio i miei genitori mi avrebbero chiamato Oscar, che significa lancia. Ma anche cervo. Ed ecco perchè penso che mi sia andata bene, anzi di lusso.
E’ vero, è un nome maschile. Però l’ho ricevuto in dono. E un dono è sempre importante.
L’ importanza di chiamarsi Josè.