Forse si dovrebbe approfittare di questo caotico disordine per cominciare a mettere un po’ di ordine.
Perché se c’è una cosa che in questi giorni ho capito della politica italiana è che se un politico dice una cosa, quella è.
Per cinque minuti.
Al sesto inizia il solito deprimente teatrino fatto di affermazioni, smentite, passi indietro, minacce, ritrattazioni, ripensamenti, forse sì forse no, conferme, passi avanti, due palle, un salto alla neuro.
Stasera fanno il governo, poi domani ci ripensano, domenica non lo fanno più, lunedì cambiano idea e martedi rifanno il governo.
Un governo qualsiasi, basta che respiri.
Sembra quasi una puntata di “Politica da incubo”.
A me tutto ‘sto guazzabuglio ricorda tanto una filastrocca che mi cantava mia nonna quando ero piccola: “vola Gigino vola Gigetto, torna Gigino torna Gigetto”.
Un salto e il pezzo di carta sul dito indice spariva, un altro salto e, come per magia, riappariva.
Comunque, in attesa di un governo che governi o nel caso mi dovesse chiamare Mattarella per far diventare anche me premier per un giorno, ho preparato la mia squadra di governo:
agli Esteri: Antonio Razzi
agli Interni: Rocco Siffredi
alla Giustizia: Don Matteo
all’Economia: Arsenio Lupin
all’Istruzione: Salvatore Aranzulla
allo Sport: Mila e Shiro
alle Politiche Giovanili: Maria De Filippi
alle Riforme Istituzionali: padre Pio
alle Pari Opportunità: Genny Savastano.
Viste poi le specifiche competenze in materia, Gigino terrà per sé il Ministero della Fuffa e Gigetto quello dell’Aria Fritta.
(Savoia, mi leggete?)
Intanto la crema antirughe che ho comprato non funziona.
Chiedo dunque l’impeachment della commessa della profumeria che me l’ha consigliata.