E’ una notte qualunque, grondante d’estate.
L’insonnia mi appiccica e mi spettina e dietro gli occhi chiusi arrivano le storie che mi racconto prima di dormire. Alcune a puntate, altre a ruota libera, tutte senza censure con dentro parolacce e frasi senza senso, ragionamenti e ricordi.
La più ricorrente è quella di lasciare tutto e andare a vedere il mondo, vivere di mojito e tiramisù e morire sotto falso nome.
Non lo farò mai, però ci penso.
Nel frattempo sono andata via per un po’.
Ho spento il computer, staccato spine e contatti e preso un aereo. Ho accarezzato volti e dialetti, visto posti che non avevo ancora visto, camminato lungo strade assolate e cercato l’ombra sotto ulivi e navate.
Ogni sera ho guardato il sole scendere sul mare e il mondo colorarsi di rosso, strizzando gli occhi e allargando il cuore.
Ho spento anche un po’ di candeline perché l’estate, si sa, è la stagione dei compleanni.
Il blog ha compiuto sette anni ed io qualcuno di più.
Mi manca scrivere qui con l’assiduità di un tempo, ma appena posso vengo e semino frammenti di me che qualche occhio anonimo e paziente leggerà.
Ma lo farei anche se non mi leggesse nessuno perché scrivere non sarà capirsi, ma almeno è ascoltarsi.
Sette anni di righe scritte corrispondono a quasi duecento post e centomila visualizzazioni, da Hong Kong alla Finlandia, dall’Australia al Perù.
Ho anche due affezionati lettori che, chissà perché, visitano ogni giorno il mio blog: uno vive a Riunione, isola dell’Oceano Indiano occidentale di cui ignoravo l’esistenza, l’altro è di Città del Vaticano, ma dubito che sia Francesco.
A parte alcuni che sento quotidianamente, il resto dei miei follower è gente che non ha né faccia né voce, ma che con post e commenti si fa vedere e sentire comunque.
Poi è stata la volta del mio compleanno e quel giorno ho ricevuto regali bellissimi, ma davanti ad una vecchia ed impolverata Lettera 22 ho provato una commozione che non si può spiegare.
Così io che so scrivere solo a penna e al pc, adesso dovrò imparare ad usare la macchina da scrivere con quel ticchettio che scandisce tempo e parole.
Ogni tanto mi chiedono: perché non scrivi un libro?
Perché penso che di scrittori ce ne siano fin troppi e di lettori, invece, troppo pochi.
Diventare un’ottima lettrice, è questo il mio sogno.
Oltre, naturalmente, quello di lasciare tutto e andare a vedere il mondo, vivere di mojito e tiramisù e morire sotto falso nome.
Ho già pronto l’epitaffio: Vestita di tutto punto, qui riposa la fu PindaricaMente. Perì per darci in sogno i numeri del lotto.