Sull’idiozia

Eppure Dostoevskij ha scritto “L’idiota” un secolo prima che Putin nascesse.

Che poi il principe Myskin, tanto idiota non era. Era solo un uomo estremamente buono, con un senso morale elevatissimo, a tratti insostenibile, affetto da crisi epilettiche.

Un tempo fui tanto malato, che allora ero proprio simile a un idiota.”

A dirla tutta, nemmeno Putin è un idiota. E’ un pazzo, al potere.

Pazzi al potere: c’è qualcosa di peggio?

Poteva essere un pazzo qualunque, ma lui no. Lui ha voluto strafare.

Un po’ come Benito Mussolini che parlando di Adolf Hitler disse: “Quell’idiota di Berlino”. Quando il bue dice cornuto all’asino.

Insomma io, che non sono Dostoevskij e non ho nemmeno il suo ottimismo, il libro lo avrei intitolato al plurale: “Gli idioti”.

Che di politici spietati e disumani ne è pieno il mondo e loro di etichette e di confini si fanno vanto e invece, per me, fanno solo fatica a capire che questo mondo non ha nessun confine e che la fame di gloria scintilla di attimi, ma insulta la coscienza per sempre.

Assisto a questa penosa barbarie, spossata da tanta idiozia perché l’ottusità genera in me un nuovo spaesamento che non avevo calcolato, una mancanza d’appigli a cui non ero preparata.

Non dopo due anni di tempo e di fiato sospeso, di stupore e di incertezza, di andrà tutto bene e di cazzi amari.

In questi giorni comunque ho capito che gli idioti sono tutti un po’ ridicoli, fateci caso.

Tipo quelli dell’Università Bicocca di Milano che prima hanno annullato un seminario su Dostoevskij per evitare ogni forma di polemica, solo perché il povero Fëdor ha la sfiga di essere russo, poi ci hanno ripensato, ma ad una a condizione: se si parla di un autore russo, si deve parlare anche di un autore ucraino. Più che par condicio è cretinismo senza confini.

O quelli della Scala di Milano e della Filarmonica di Monaco che, con il solito moralismo da salotto, hanno licenziato il direttore d’orchestra Gergiev perché è russo e perché non ha preso pubblicamente le distanze da Putin.

Oppure quelli del Comitato Paralimpico Internazionale che hanno stabilito che gli atleti disabili di Russia e Bielorussia non potranno prendere parte alle Paralimpiadi Invernali di Pechino.

Che dire poi della Federazione internazionale felina che ha vietato le gare ai gatti russi?

Ma è con la storia del Moscow mule, che ormai si chiamerà Kiev mule, che sono state raggiunte vette di idiozia inarrivabili.

Mi confermate che l’insalata russa e le montagne russe si chiamano ancora così?