Chi mi conosce lo sa: la matematica non sarà mai il mio mestiere.
Odio la matematica (et similia).
Ho scoperto che questo mio problema ha un nome. Si chiama matofobia, ossia paura della matematica, o meglio, antipatia per la disciplina.
Io poi, oltre alla matofobia penso di soffrire anche di discalculia, cioè di quel disturbo relativo all’apprendimento del sistema dei numeri e dei calcoli.
Con la stessa sincerità dirò che ho sempre cercato di superare questa mia inettitudine con l’applicazione, lo studio e l’aiuto di parenti e colleghi che negli anni hanno cercato in tutti i modi di indottrinarmi sull’argomento.
Ma è stato tutto inutile. Si è trattato, ahimè, di tentativi pietosi e fallimentari.
Allora mi sono convinta che non dipende dalla mia volontà, ma dalla conformazione del mio cervello.
Il cervello di Einstein infatti, non era mica un cervello normale! Pare avesse un grumo di cellule piazzato in una zona strategica, il lobo parietale sinistro, la zona preposta alle funzioni matematiche.
Quindi nel mio caso, non solo sono carente di quel grumo di cellule che fa la differenza, ma il mio lobo parietale sinistro si rifiuta categoricamente di dialogare con il lobo parietale destro. Il risultato è che, nella mia testa, convivono due mondi separati e incomunicabili.
Nel corso degli anni mi sono data anche una spiegazione, diciamo, biblica.
Nelle Sacre Scritture non vi è forse scritto che in principio, all’origine di tutto fu il Verbo?
Non il Numero, ma il Verbo, cioè la Parola.
Mi è bastato quindi leggere la Genesi per mettermi la coscienza a posto.
Con questo non voglio certo dire che vado orgogliosa della mia ignoranza scientifica. Tutt’altro.
Invidio chi ha una mente matematica e riesce ad individuare cause, effetti e logiche a me del tutto sconosciute.
Ammiro chi riesce a ridurre i problemi della vita quotidiana a semplici formule matematiche; chi sceglie la località di vacanza basandosi su istogrammi o grafici a torta; chi per scoprire gli ingredienti di un dolce imposta proporzioni algebriche; chi per comprare un semplice armadio all’ Ikea ragiona in termini di volume, base per altezza, pi greco, radice quadrata.
Apprezzo chi cerca di convincermi che la statistica è una scienza esatta con esempi del tipo: “Se Tizio ha mangiato due polli e Caio è a digiuno, statisticamente Tizio e Caio hanno mangiato un pollo a testa”. Ecco, per quanto mi riguarda è statisticamente dimostrato che certe statistiche sono paradossali.
Stimo chi usa i fogli excel anche per stilare la lista della spesa oppure chi, come Montalbano, messo in attesa durante una telefonata, preferisce ripassare la tabellina del nove piuttosto che canticchiare le Quattro Stagioni di Vivaldi.
E poi ci sono io, che faccio fatica a contare le monetine di resto, io che durante il periodo di saldi non riesco nemmeno a quantificare la percentuale di sconto, io che finalmente avevo imparato a calcolare l’Iva al 20% ed ora che è al 21 sono di nuovo punto e a capo.
Il prof del liceo classico mi diceva: “La matematica è emozione, esattamente come la letteratura e la musica”. Appunto, un’emozione o la si prova o non la si prova e nel secondo caso, cioè il mio, è inutile sforzarsi!
Non c’è altra spiegazione: la mia mente è stata condannata all’amore per le parole e alla repulsione per i numeri e per i calcoli.
E infatti, gli unici calcoli che conosco sono quelli renali!