Ogni tanto mi fisso su robe morali.
Tipo la verità. Che propugnarne una vuol dire negare tutte le altre.
O la libertà. Che poter essere se stessi é una valida alternativa alle ali.
E, ogni tanto, mi metto in testa strane idee.
Tipo che ciascuno ha il sacrosanto diritto di amare chi vuole.
Lui di amare lei. Lei di amare lui. O lui di amare lui e lei di amare lei.
Perché una coppia non é una parentela di sangue. E, senza sangue, ci si accoppia solo per amore.
Così é dalle origini. Così racconta Platone.
Gli esseri umani, un tempo, appartenevano a tre generi: il maschio, la femmina e l’androgino.
Gli androgini erano creature per metà di un sesso e per metà dell’altro. Avevano una forma sferica, perfetta, quattro gambe, quattro braccia e due teste.
Ed erano felici perché erano completi.
Ma gli dei erano gelosi della loro felicità e si sentivano minacciati. Così Zeus decise di punirli, tagliandoli in due.
Da allora l’androgino vaga in cerca della sua metà mancante. I maschi cercano la parte maschile, le femmine quella femminile e trovano pace solo quando si ricongiungono con la metà perduta.
Quindi se due maschi, oppure due femmine, si vogliono bene non sono contro natura.
Sono solo due maschi e due femmine che hanno trovato la loro parte mancante, la metà tagliata, l’anima gemella.
E anche se, oggi, gli omosessuali non vengono più tagliati in due dall’accetta di Zeus, da qualche parte del mondo vengono trascinati all’ultimo piano di un palazzo e scaraventati giù. E se non muoiono neanche così, vengono lapidati.
Ancora oggi, da qualche parte del mondo, qualcuno impedisce loro di sposarsi, di sentirsi una famiglia, di vivere liberamente l’amore.
E una Chiesa o uno Stato che non riconoscono l’amore tra le persone, chiunque esse siano, e non lo rispettano, qualunque esso sia, non sono degni di chiamarsi Chiesa o Stato.
Perché, nell’amore, la Chiesa e lo Stato dovrebbero limitarsi a benedire e tutelare l’amore, non entrare nell’amore stesso.
Persino la cattolicissima Irlanda lo ha capito, un paio di giorni fa.
Siamo rimasti noi e qualche altro paese del terzo mondo.
A salire in cattedra per difendere la famiglia tradizionale, cioé quella formata dalla donna angelo del focolare e dall’uomo rigorosamente etero che devono sposarsi in Chiesa e procreare una decina di figli.
A tenere le lezioni di moralità su cosa sia giusto o sbagliato fare in camera da letto.
A mettere gli omosessuali dietro la lavagna, non potendoli più espatriare a Sodoma o a Gomorra.
Ecco, ci vorrebbe un bidello che gridasse: “LA RICREAZIONE E’ FINITA”.
E si tornasse in classe a ripassare Platone.
Perché, per me, se uno é omosessuale, sono fatti suoi. Il fatto che lo sia o meno conta quanto il fatto che abbia i capelli biondi o neri o gli occhi azzurri.
E, per me, se uno é bigotto sono fatti suoi. Ma non capisco come uno possa essere così tanto terrorizzato dalla legge sui matrimoni gay.
L’unica spiegazione possibile é che forse teme che la moglie, una volta approvata la legge, lo molli per sposarsi con un’altra.
Sì, deve essere così.