La chiave di volta

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Questo brutto vizio di perdere le cose. Colpi, tempo, pazienza.

Le chiavi, perdo pure quelle.

Chissà dove le ho perse. Chissà dove mi sono persa.

Chè ci sono giorni in cui mi basto e giorni in cui non mi trovo. Giorni in cui sto, come una serratura, in attesa di una chiave. Di lettura, di volta, di svolta.

Chissà qual è la chiave di tutto, quella per vivere, al meglio, la vita.

Se impastando sapori, semplicemente.

O se tritando, frullando e sminuzzando ogni ingrediente, chirurgicamente.

Io trito, frullo e sminuzzo, naturalmente. E, dopo, faccio domande. Sono una che fa domande. Una con cui ci si deve confrontare. Una che si perde in questioni di lana caprina. Una che semina dubbi, tanti. Una che raccoglie certezze, poche.

E se, a volte, la chiave non la trovo è perchè la porta non esiste. O perchè la porta è stata chiusa a doppia mandata e, la chiave, buttata via. Altre volte, spero solo che arrivi qualcuno che mi aiuti a sfondarla, la porta.

Chissà perchè, poi, è sempre l’ultima chiave del mazzo ad aprire il lucchetto. Chissà perchè non ho mai fatto un doppione di quella chiave lì.

Che quella è la chiave di accesso a certi pensieri. Quelli che, tessendo trame, creano ingorghi assurdi.

E in quel dedalo di strade ci sono io che sbroglio fili per non smarrirmi, come Arianna.

Io che smetto di ascoltare per non sentire più le voci, come Giovanna d’Arco.

Io che cerco di destreggiarmi dentro e fuori il campo di battaglia, come Cleopatra.

Io che mi ostino a vivere le persone con indomabile passione, come Didone.

Ci sono io che persevero nel trovare la chiave giusta per ogni porta chiusa, come una povera crista.

Chissà dove si nascondono le chiavi giuste per le porte chiuse. O le parole chiave, quelle che a me, a volte, mancano. Quelle per raccontare un’emozione contorta, per dire come la penso senza ferire, per accarezzare chi è distante.

Che, se messe nell’ordine giusto, le parole giuste sono mattoni. E si costruiscono muri altissimi con le parole giuste. Muri portanti a cui appoggiarsi, dietro cui nascondersi, dentro cui custodire la chiave di volta.

Mia madre che lascia gli sportelli della cucina sempre aperti. Mio padre che, fingendo di arrabbiarsi, puntualmente li richiude. Da 40 anni. E, ogni volta, si guardano e sorridono.

Chissa se è questa la chiave di volta.