“C’è una misura in ogni cosa, tutto sta nel capirlo” sosteneva Pindaro.
Fosse facile, aggiungo io.
Che poi, a pensarci bene, quello di Pindaro è lo stesso concetto espresso da Orazio.
“Est modus in rebus” egli affermava. C’è una giusta misura nelle cose.
Bisognerebbe stare, cioè, in una posizione intermedia tra il massimo e il minimo, accontentarsi del giusto. Nè tanto, nè poco, q.b., quanto basta.
Tutti a dirci che nella vita ci vuole equilibrio, saggezza, via di mezzo, moderazione. Nessuno però che abbia mai provato a spiegare come si fa, a trovare l’equilibrio nelle cose.
Eterna dialettica quella fra testa e cuore, istinto e ragione. E quando la bilancia pende dalla parte sbagliata, che fatica riportarla in bilico!
Come un equilibrista, bisogna camminare su un filo immaginario, con le braccia aperte e avanzare concentrati avendo come fulcro il pulsare del cuore.
Spesso non c’è nè destra nè sinistra, non ci sono incroci. Si può solo andare avanti o tornare indietro.
Compiere delle scelte.
Mantenere l’equilibrio, dunque è tutta una questione di scelte. Fra ragione e sentimento, tra neuroni ed emozioni, fra essere e avere, fra pensieri della mente e desideri del cuore. Ed ogni scelta è come un salto: ti spaventa, lo rimandi, ma se ti butti è libertà.
Capita di oscillare, di vacillare, di cadere giù o di sbagliare strada e, ogni volta che questo succede, si deve ricominciare il percorso dall’inizio. Un po’ come nel gioco dell’oca.
Per trovare la via d’uscita serve un filo (Arianna docet!). Allo stesso modo per ottenere equilibrio bisogna (ri)trovare il bandolo della matassa e cercare di far andare cor et mens nella stessa direzione. Il cuore dice cosa fare e la testa il modo migliore di farla.
Perchè l’equilibrio perfetto non esiste, così come non esiste la sensibilità della ragione e nemmeno la razionalità del cuore. Ossimori, sono tutti ossimori.
Nel circo della vita ognuno recita la propria parte: ci sono i domatori, gli acrobati, i giocolieri, i clown, i nani e i giganti.
E ci sono anche i funamboli.
Sono coloro che ricercano l’equilibrio non per essere felici ma, per imparare a camminare, rischiando di cadere tante volte quanti sono i passi da fare.
C’è una giusta misura nelle cose. Per trovarla, dunque, si deve perdere l’equilibrio per un attimo.