La politica sarebbe una bella cosa, se solo non ci fossero i politici.
Vecchi che, a ridosso delle elezioni, parlano di futuro e decidono come si dovrebbero fare le cose che si sarebbero dovute fare tanto tempo fa.
Giovani che fanno promesse che non potranno mantenere, propongono leggi che non faranno rispettare, che non hanno la minima idea del problema, ma sostengono di avere la soluzione migliore di quella degli altri e, mentre la barca affonda, parlano del colore del giubbotto di salvataggio che non è in tinta con la scialuppa.
Ma come si fa ad andare a votare se questi continuano ad aprire bocca?
Con tutta la merda da spalare che c’è in giro, si perdono intere giornate a parlare di vaccini, di razza bianca, di sacchetti biodegradabili, di scimmie clonate, di bordelli da riaprire e di famiglie tradizionali da difendere.
Che poi chissà perché quelli che vogliono difendere la famiglia tradizionale sono quelli che una famiglia non ce l’hanno o ne hanno più di una.
Che hanno ex mogli, figli nati da diversi matrimoni, amanti e concubine minorenni e che le corna le fanno tradizionalmente.
Per non parlare degli inciuci, degli intrighi, delle voltagabbanerie, delle notizie false spacciate per vere, delle idee stantie, delle dichiarazioni fuori di testa e degli slogan raccapriccianti urlati a destra, a sinistra, sopra e sotto.
La scelta dell’imbarazzo.
Tra candidati che fanno da stampella a parole prive di agganci con la realtà, politici con l’aria da impiegati del catasto che hanno fatto carriera e aspiranti politici che non riescono a decidere sulle sorti di un partito, figuriamoci quelle di un paese.
E poi, il giorno dopo, tutti a cantar vittoria. Vincitori e vinti.
Se così va il mondo, in un paio di posti cambieranno le marionette, ma non certo chi tira i fili.
Se il mondo va così, non abbiamo bisogno di elezioni. Abbiamo bisogno di un cavallo.
Datemi un cavallo e lo farò senatore.
E intanto fuori piove. Futuro governo ladro.